La primavera è il momento perfetto per scoprire la Puglia. Le giornate si allungano, i campi si tingono di fiori selvatici, e l’aria sa di sale, di pane caldo e di mandorli in fiore. È il periodo ideale per un viaggio lento, prima che la folla dell’estate prenda possesso delle piazze e delle spiagge.
Se ti stai chiedendo cosa vedere in Puglia in primavera, questo itinerario di 4 giorni ti porterà tra le sue meraviglie più autentiche: dai vicoli di Bari Vecchia ai Sassi di Matera (sì, è già Basilicata, ma perché no?), dai balconi a strapiombo sul mare di Polignano e Monopoli fino ai trulli di Alberobello e alla luce abbagliante di Ostuni, la città bianca.
Con base a Bari, ogni giorno si parte a raggio, con lentezza e stupore. Non serve correre: basta lasciarsi guidare dal profumo di un piatto tipico, da una vista che ruba il fiato.
E ogni sera si torna, col cuore un po’ più pieno.

Primo giorno – Bari tra vicoli, mare e meraviglie storiche
Il sole del mattino, a Bari, ha un modo tutto suo di filtrare tra i panni stesi. È luce vissuta, calda. Perfetta per iniziare una giornata senza fretta nel cuore di Bari Vecchia, un quartiere che si esplora con i sensi.
Inizia da Piazza Mercantile, (la mia preferita) che ospita il suggestivo Palazzo del Sedile costruito intorno al 1543. Poco più in là, Piazza del Ferrarese, con le pietre romane sotto vetro e il mare che si intravede in fondo. Entrambe pulsano di vita vera, anche fuori stagione.

Passeggiando lungo la muraglia, ti troverai di fronte al Teatro Margherita che, costruito su palafitte sul mare, pare galleggiare, sospeso tra cielo e acqua: un luogo perfetto per una foto e per una pausa di contemplazione. Accanto, il Mercato del Pesce è una sinfonia di voci, odori e gesti antichi. I baresi lo chiamano “’nderr’a la lanz” — che vuol dire “ai piedi della lancia”, ovvero della barca — perché un tempo, proprio lì, i pescatori ormeggiavano le loro barche e vendevano il pescato direttamente per terra, ancora bagnato di mare. Ancora oggi non è raro vedere uomini del posto gustare cozze crude sul momento, con una spruzzata di limone.
Addentrati ora nel cuore della città vecchia, fino a Largo Abate Elia, dominato dalla Basilica di San Nicola, che racchiude il cuore spirituale della città. La facciata è severa, romanica, ma dentro custodisce una commistione sorprendente di culture: il culto del santo è condiviso da cattolici e ortodossi, e le candele accese parlano tutte le lingue.

Se ami la genuinità e l’artigianato, tra i vicoli troverai piccoli laboratori e botteghe che vendono prodotti locali: dal pane di Altamura al vincotto, dai taralli alle conserve casalinghe. In via dell’Arco Basso, le mani esperte delle donne baresi impastano le famosissime orecchiette direttamente in strada, su piccoli tavoli di legno. Un sacchetto di queste meraviglie sarà uno dei souvenir più preziosi da portare a casa.

E mentre il giorno sfuma piano tra i vicoli, ti consiglio di fermarti per cena proprio a Bari Vecchia. I profumi escono dalle cucine come inviti sinceri. In una delle trattorie storiche potrai assaggiare il celebre riso, patate e cozze (che qui si chiama “tiella”), un piatto umile solo all’apparenza: il sapore è intenso, marino, affettuoso.
Se cerchi qualcosa di più raccolto, ti suggerisco l’Antico Cavò, antica sede di una banca. Qui ogni piatto racconta una storia, reinterpretata in chiave contemporanea. Luci basse, atmosfera raccolta, e si mangia piano. Assaggia il polpo, oppure lasciati guidare dallo chef: sa sempre cosa dire al palato.

In alternativa, per qualcosa di veloce ma sorprendente, puoi provare la panetteria Fiore, in Strada Palazzo di Città, dove servono la miglior focaccia barese che abbia mai assaggiato. O ancora, La Beccheria, in Strada Vallisa, un minuscolo locale che prepara panini farciti fino all’impossibile, pieni di colori, profumi e felicità. Perfetti da gustare camminando sul lungomare.
La sera, a Bari, ha un suo ritmo: né troppo lento né rumoroso. Il mare respira vicino, le finestre si accendono piano, e l’aroma della focaccia calda si mescola a quello del sale.
Quando ti sentirai pronta, rientra in albergo con i piedi un po’ stanchi e gli occhi colmi di bellezza. Il viaggio è appena cominciato.
Secondo giorno – Tra le Murge e la magia dei Sassi: Castel del Monte e Matera
simboli misteriosi e paesaggi rupestri che sembrano scolpiti nel tempo
Castel del Monte – l’enigma tra le colline
Da Bari si guida verso l’interno, tra colline brulle e rettilinei assolati finché il Castel del Monte ti appare all’orizzonte, simile a disegno fatto da un bambino visionario. Otto lati, otto torri, un mistero.
Ti consiglio di acquistare il biglietto d’ingresso online e parcheggiare al centro visite e fare l’ultimo tratto a piedi tra i sentieri punteggiati di erbe aromatiche. Il profumo del rosmarino selvatico ti accompagnerà fino all’ingresso.
Non c’è ombra, quindi in primavera è perfetto — in estate può essere spietato. Porta acqua e scarpe comode. E se puoi, cerca di arrivare al mattino presto o nel tardo pomeriggio: quando il sole è basso, la pietra cambia colore.


All’interno, niente decorazioni vistose, nessun arredo, solo pietra e luce, ma è proprio questo a renderlo affascinante: il castello non racconta cosa fu, ma t’invoglia a immaginare cosa potrebbe essere stato. Le teorie vanno dalla fortezza di caccia al tempio esoterico. Lascio che tu scelga la tua.
Matera – la città che sussurra
Lascia il Castel del Monte alle spalle e attraversa un paesaggio che si fa via via più selvaggio. I campi si aprono, le strade si stringono, e senza quasi accorgertene sei già in Basilicata. Ma Matera, te lo prometto, non la dimenticherai più.
Parcheggia in Via Lucana, vicino all’ingresso dei Sassi, e scendi a piedi. Il primo impatto è una rivelazione: una città che non è costruita sulla roccia, ma dentro la roccia. Come se fosse nata con essa.


I due quartieri storici, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso, meritano entrambi tempo e passi lenti. Il Barisano è più vissuto, con botteghe e bar incastonati tra le pietre. Il Caveoso, invece, ha quel silenzio che parla — uno di quelli che senti più che ascoltare. Ogni gradino, ogni parete, sembra raccontare una vita.
Puoi visitare la Casa Grotta, ricostruita com’era fino agli anni ’50: essenziale, scura, vera. Entra anche in una delle chiese rupestri, come Santa Lucia alle Malve, dove affreschi scoloriti raccontano santi e madonne con occhi pieni di tempo. Fermati poi su una delle terrazze lungo via Fiorentini: il caffè ha un altro sapore, se bevuto con una vista così.
Ma il momento più magico arriva con il tramonto. Imposta il navigatore su Belvedere di Murgia Timone, il monte opposto. Ci si arriva in dieci minuti d’auto e in un attimo ci si ritrova davanti a uno spettacolo antico.
Porta con te qualcosa di caldo e aspetta.
Quando le luci dei Sassi si accendono una a una, Matera si trasforma in un presepe vivente, in uno di quei momenti in cui il tempo si ferma.

Terzo giorno – Balconi sul mare: Polignano a Mare e Monopoli
Poesia e porti colorati, con un tramonto che non si dimentica.
La seconda giornata è tutta dedicata alla costa, a quei luoghi dove il mare non fa solo da sfondo, ma entra nel cuore del paesaggio, nelle parole e perfino nei piatti.

Polignano a Mare – poesia e pietra viva
Da Bari ci vogliono appena trenta minuti. Ma Polignano a Mare in primavera ha già l’incanto delle vacanze, senza la folla che ti schiaccia in estate. È dolce, luminosa, con l’aria che sa di mare e balconi fioriti.
Appena arrivi, ti consiglio di parcheggiare in Via Martiri di Dogali e avvicinarti al centro a piedi. Le prime case bianche appaiono tra scorci di cielo, e poi, d’un tratto, si apre Lama Monachile: una delle spiagge più fotografate della Puglia, incastonata tra pareti di roccia e sovrastata da un antico ponte romano. Le case sembrano aggrapparsi al vuoto con eleganza antica.
Camminando tra i vicoli, ti imbatterai nelle poesie scritte a mano sui muri, piccoli frammenti d’anima che spuntano all’improvviso e ti sorprendono. Raggiungi il balcone di Domenico Modugno, con la sua statua a braccia aperte e il mare a fare da orchestra. E poi lasciati incantare dal centro storico, compatto ma perfetto, con angoli che sembrano usciti da un film di Tornatore.
Un mio consiglio per il pranzo? Compra un panzerotto caldo o una frittura mista da asporto e cerca una panchina vista mare. In primavera, il vento è gentile e il tempo sembra fermarsi. E tu con lui.

Monopoli – il tempo lento del Sud
Da Polignano bastano pochi minuti d’auto per cambiare atmosfera. Monopoli è meno fotografata, meno chiassosa, ma a suo modo ancora più vera. Qui tutto è più raccolto, più lento, più vissuto.
Parcheggia lungo Via Cadorna, vicino alle mura, e lasciati attirare dal richiamo del centro storico.
Ti accoglieranno vicoli bianchi e stretti, archi che sembrano abbracci, porticine azzurre, vasi colmi di fiori appesi un po’ ovunque. Camminare a Monopoli è come entrare in un racconto mediterraneo scritto con il gesso sulla pietra.

Non ci sono monumenti eclatanti, ma ogni angolo ha qualcosa da raccontare. Il Castello di Carlo V, costruito nel Cinquecento ai tempi della dominazione spagnola, sembra ancora oggi vegliare sul porto con la sua presenza solida e silenziosa.
Il Porto Antico è senza dubbio il mio luogo preferito, con le barche azzurre che riposano sull’acqua come pensieri leggeri.
Se vuoi rivivere il mio momento magico, quando il sole comincia a scendere, dirigiti verso il faro sul porto.
Sedersi lì, con i piedi che penzolano sull’acqua e il cielo che si colora piano, è una piccola felicità gratuita.
In silenzio, aspetta il tramonto come fosse una promessa.


Quarto giorno – Trulli autentici e città bianca: Alberobello e Ostuni
una giornata tra architetture da fiaba e vicoli pieni di luce
Questa giornata profuma di pietra scaldata dal sole e ulivi secolari. Lungo una strada che sembra attraversare un libro illustrato: muretti a secco, mandorli in fiore, ulivi curati a perfezione, i veri protagonisti però sono loro, i trulli autentici, disseminati nelle campagne. Non quelli da cartolina, ma quelli abitati davvero, con una bicicletta appoggiata al muro e un gatto che dorme al sole.

Alberobello – tra verità e vetrine
La strada che porta ad Alberobello attraversa campi aperti, ulivi curati con la stessa pazienza con cui si tramanda una storia, e trulli autentici, sparsi qua e là, immersi nel silenzio. Alcuni sembrano dormire tra le pietre, altri spuntano tra i mandorli, come se fossero lì da sempre.
Quando arrivi nel cuore del paese, è impossibile non restare colpiti dal Rione Monti: oltre mille trulli che si rincorrono tra scalinate, tetti a cono, vasi colmi di fiori. Ma se ti fermi un attimo e ascolti bene, sentirai che qualcosa manca. È la voce della vita vera, quella che qui si è spostata altrove, lasciando spazio a boutique, souvenir e gelaterie. Bello, sì. Ma un po’ vetrina.
Se vuoi sentire il cuore più autentico di Alberobello, sali la Scalinata dell’Amore e raggiungi il Rione Aia Piccola. Qui i trulli non sono negozi, ma case abitate. Panni stesi, portoni chiusi, silenzi pieni. E la sensazione di camminare in un luogo che, pur essendo patrimonio UNESCO, non ha dimenticato la sua anima.
Puoi visitare il Trullo Sovrano, l’unico a due piani, con arredi originali, oppure affacciarti dal belvedere di Santa Lucia per ammirare dall’alto questo mosaico di pietra e tempo.


Ostuni – la città bianca che si arrampica sul cielo
L’ultima tappa del viaggio è una visione. Ostuni, da lontano, appare come una città sospesa, bianca e luminosa, che si arrampica su una collina con l’eleganza di qualcosa che vuole farsi guardare.
Avvicinandoti, noterai che ogni casa è dipinta di calce viva, che riflette il sole e rende l’aria più chiara. Il centro storico è un labirinto di pietra, fatto di vicoli che salgono e scendono, improvvisi slarghi, archi che sembrano baciarsi sopra la tua testa.


Cammina piano. Lascia che siano i tuoi passi a scegliere la direzione. Scoprirai porte colorate, bougainvillea che straripa dai balconi, e piccole botteghe dove il tempo ha deciso di rallentare.
La Cattedrale di Santa Maria Assunta, con il suo grande rosone in stile gotico, è il cuore spirituale della città. Ma il vero incanto di Ostuni si trova anche nei dettagli: nell’ombra stretta di una scalinata, nel profumo del pane caldo, nel bianco che acceca e consola.
Se cerchi un luogo dove fermarti a cena e lasciarti coccolare, ti consiglio l’Osteria del Tempo Perso. È famosa per la sua cucina tradizionale pugliese: le orecchiette alle cime di rapa, i fagioli con le cotiche, il pesce fresco del giorno. Il locale ha un’atmosfera intima e accogliente, fatta di pietra viva, luci calde e sorrisi sinceri. In carta troverai anche una vasta selezione di vini locali, perfetti per accompagnare la tua pausa lenta.
Quando il sole comincia a calare, raggiungi il belvedere sotto le mura. Di fronte a te, una distesa infinita di ulivi secolari, e oltre, il mare che si fonde con il cielo. È l’ultima immagine di questo viaggio — e forse anche la più dolce.

Al ritorno a Bari, la luce si spegne lentamente sulla strada. La primavera pugliese ti ha raccontato storie lente, senza rumore, momenti di riflessione che ti appartengono.
Quattro giorni di certo non bastano per conoscere davvero la Puglia, ma sono abbastanza per innamorati. Per mutare il tuo solito ritmo frenetico nel ritmo lento dei borghi, del mare che ti guarda senza dire nulla, dei profumi semplici che ti restano addosso.

In breve – consigli pratici per il tuo viaggio
- Come muoversi
Noleggia l’auto direttamente all’aeroporto di Bari: comoda, veloce e perfetta per scoprire i borghi fuori rotta. - Dove dormire
Scegli Bari come base per le escursioni. I quartieri consigliati: Madonnella, Murat e l’area vicino alla Stazione Centrale. Comodi e sicuri, ideali per rientrare la sera con calma, da sola.
Boa viagem, sempre.
Direttrice editoriale e viaggiatrice solitaria.
Con Crackita per mano, racconto il mondo a passo lento e condivido itinerari per donne che viaggiano da sole.
Boa viagem sempre!
- Monica Salgueiro Saraivahttps://crackita.com/author/aspassoconcrackita/
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